30/04/15

Un compleanno da Pacina

Certe cose succedono per bizzarre casualità, per l'effetto domino di altre cose successe chissà dove e quando. A volte finisci per ritrovarti in luoghi che ti segnano, in qualche modo e conosci persone fanno altrettanto.
Così mi è successo qualche tempo fa, precisamente il giorno del mio compleanno.
Sono venute a trovarci due cari amici trovati in condizioni egualmente casuali, qualche anno fa. Anch'essi possiedono un luogo di quelli che ti toccano il cuore perchè pregni di passione: l'agriturismo Il Castagneto, vicino a Sestri Levante.
Aggregatici a loro siamo finiti a Pacina, una località estremamente affascinante a due passi da noi: a Castelnuovo Berardenga. Dovevano incontrare dei loro amici, Giovanna e Stefano, produttori di vino. Già li conoscevamo anche noi ma così, in maniera superficiale e di rimbalzo.
La giornata si è andata via via costruendo in maniera roccambolesca, facendo saltare i nostri piani per la serata che doveva essere di festeggiamento vis a vis in qualche ristorantino di zona. Insomma, siamo finiti a cena a casa di Stefano e Giovanna, in compagnia dei nostri amici Pippo e Natalia, e passato una serata che difficilmente dimenticherò, avvolti in una atmosfera rilassata e calda, serena ed amichevole che ha mi ancora di più convinto di quanto debba essere ricercato il contatto umano, in questi tempi di superficialità e distacco e di quanto sia davvero bello e profondamente radicato nella nostra cultura (anche questa lentamente stuprata) il valore del condividere la tavola, della chiacchiera a ruota sciolta davanti ad un calice di vino, dell' essere circondati da persone che ami, stimi e che sono come te appassionati di umanità.
Regali bellissimi ed unici sono stati il sorriso vero di Giovanna, il blues cantato a luci spente da Natalia, con la voce spezzata da dolore e fatica, l' antica cortesia di Stefano, gli abbracci di Pippo, la calda presenza di mia moglie e le sue emozioni incontrollate e belle.

In tutto questo vorrei anche parlare dell'azienda vinicola che ci ha accolto: Pacina, appunto.
E' un luogo che consiglio a tutti di vedere e visitare. Le parole di Giovanna sono sicuramente le uniche che possono farti capire realmente cosa abbia di speciale quel luogo. E' l'unica volta che un vignaiolo è riuscito a commuovermi mentre mi raccontava cos'è la sua azienda.
Banalmente è una azienda dalle dimensioni sufficienti per avere una autonomia economica e per poter essere gestita in maniera artigianale. C'è enorme rispetto dei proprietari per questo luogo, consapevoli che esiste da sempre e che esisterà dopo di loro. Giovanna e Stefano vivono il loro ruolo da “custodi” e non da “padroni” ed intorno a questo ruota il loro approccio all'agricoltura, assolutamente rispettosa di suoli, piante, vita, ed alla produzione di vino. In cantina si accompagna solamente l'uva nel processo di vinificazione senza intervenire ed i risultati sono davvero ottimi. Ciò che mi appassiona a questi vini è una nota, sia olfattiva che gustativa, che li accomuna tutti. La chiamo la “nota Pacina” e che è perfettamente coerente con il luogo e la filosofia dei proprietari. Pacina è un luogo, un essere vivente, se volete, con tutti gli attributi e con un suo carattere forte. E' per questo che esiste un filo conduttore che lega ogni singolo aspetto e lo rende un posto così saturo di energia benefica. Scado nel mistico, abbiate pazienza, ma solo avendone esperienza potete capire.
I vini sono incredibilmente toscani. Burberi ma profondi, di gran carattere.
C'è un vino intorno al quale gira la produzione: il Pacina. E' un uvaggio chiantigiano ( sangiovese, canaiolo e ciliegiolo). Un tempo si fregiava della doc Chianti ma di recente, la commissione lo bocciava non rientrando nei canoni del disciplinare, lasciandosi così sfuggire uno dei pochi vini che davvero rappresentano il Chianti. Ma tant'è...
L'impegno, anno dopo anno, è rivolto a creare il prodotto migliore possibile utilizzando le migliori uve. E' un gran vino, a mio parere, che può lasciare perplessi coloro che si sono abituati a vini da guida, ma che lascia il segno in coloro che ci riflettono sopra o ci rivedono il luogo di provenienza.
“Il secondo “ di Pacina è più schietto e, se vogliamo, più semplice, immediato ma è un vino quotidiano come pochi altri.
Il rosato, spigoloso e puntuto, con acidità spinta e struttura, ma con profumi croccanti, è difficile ma appagante, soprattutto a tavola.
La Malena è una sirah robusta, speziata, profonda.
In annate ottime vengono prodotti anche il Villa Pacina, sangiovese in purezza che, col tempo, dà profondità ed eleganza unica, il Pacna ( il nome etrusco di questo luogo), anch'esso sangiovese, di una notevole classe. Ho avuto la fortuna di provarli e vi assicuro che sono vini che non dimentichi.
“La Sorpresa” è un vino dolce ( un vinsanto con troppo poco alcool...) curioso e buonissimo!
Tutti i vini sono sani, hanno una estrema digeribilità, basse quantità di solforosa e prezzi giusti.
L'azienda produce anche un ottimo farro e dei ceci piccini di primissima qualità ed hanno alcuni appartamenti che affittano come agriturismo.
Consiglio a tutti sia di assaggiare i prodotti di Stefano e Giovanna, sia di visitare l'azienda ( la cantina antica è bellissima!), perchè ne vale la pena ( momento pubblicitario!).
Vi consiglio, inoltre, la visione del documentario-film di Nossiter “ Resistenza Naturale”, sia perchè si parla anche di Pacina sia perchè fa capire schiettamente e chiaramente perchè è così importante iniziare ad approcciarsi ai vini naturali e ad una visione di economia, agricoltura, ecologia, umanità più responsabile.
Hasta


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